Il reato d’opinione

Nello spirito d’assoluta trasparenza che mi ha sempre contraddistinto, vi informo che oggi pomeriggio un giudice del tribunale di Lamezia Terme mi ha ritenuto responsabile di diffamazione in danno dell’ex senatore Piero Aiello, oggi di Forza Italia.

Questi i fatti: il 10 aprile 2015, nella conferenza stampa di apertura della campagna elettorale della lista del Movimento 5 Stelle da me capeggiata, denunciavo la presentazione di liste fortemente inquinate da elementi malavitosi, il che avrebbe condotto al terzo scioglimento per infiltrazioni mafiose del nostro Comune, infatti avvenuto due anni dopo. Ho poi parlato delle liste di sostegno al candidato del centrodestra, segnalando la stranezza dell’appoggio del partito di Alfano (Ncd), offerto dall’allora senatore Piero Aiello, nonostante che Ncd sostenesse a livello nazionale un governo di centrosinistra. Peraltro, proprio in quel periodo, l’ex senatore risultava indagato da un paio di mesi, nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Perseo”, dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro per il reato di voto di scambio.

La Procura antimafia chiedeva l’arresto (non concesso dal Gip) di Aiello e il suo rinvio a giudizio. Al 10 aprile, però, prima che la richiesta di rinvio a giudizio fosse valutata dal Gip, l’Aiello aveva già presentato richiesta di giudizio immediato, circostanza che ho omesso di riferire (perché a me non nota), mentre – secondo l’accusa e, ipotizzo, il giudice – mi sarei limitato solo a riferire che l’Aiello era “indagato, anzi rinviato a giudizio nel processo Perseo” e ciò avrebbe integrato la diffamazione.

I fatti si sono così evoluti: Aiello è stato assolto in via definitiva e io sono stato condannato per diffamazione, seppur con pena sospesa e non menzione. Appellerò il provvedimento, naturalmente. Vedremo, quindi, negli altri gradi di giudizio.