Lo stato continui la lotta ai colletti bianchi
La magistratura calabrese ha assestato un altro duro colpo alla ‘ndrangheta imprenditrice. Stavolta la Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, nell’ambito dell’operazione Provvidenza bis ha ottenuto il sequestro, eseguito dai carabinieri, di beni – ubicati nella provincia reggina e perfino a Roma – del valore di circa milione e mezzo di euro.
Nello specifico si tratta di immobili e imprese nella disponibilità dell’ottantacinquenne Girolamo Mazzaferrro, esponente di punta della famiglia Piromalli, di Gioia Tauro. Tra le proprietà in questione figurano due aziende agricole e quattro immobili, tra cui 3 abitazioni. C’è poi un vasto terreno già interessato da lottizzazione immobiliare e non mancano le ipotesi di usura.
Apprezzo e rimarco l’impegno e le fatiche delle Procure e delle forze dell’ordine, che in Calabria stanno levando ossigeno e risorse alle organizzazioni criminali degli affari, alquanto restie rispetto alla vecchia strategia del sangue e più propense a inquinare e dominare il mercato in diversi ambiti: dagli appalti pubblici alla ricettività, dalla ristorazione al settore boschivo e dei rifiuti.
La ‘ndrangheta della lupara e del piombo è quasi un ricordo, in larga misura uno stereotipo, in diversi casi un racconto cinematografico o televisivo. Cosa nuova si è evoluta: spaccia, ricicla, spesso controlla la pubblica amministrazione, non di rado trucca le gare e impone affidamenti diretti.
La magistratura ha ancora molto lavoro da svolgere, perché l’impoverimento della Calabria e le partenze verso il nord dipendono anche dalla “piovra” dei cosiddetti «colletti bianchi», oltre che dall’organizzazione criminale 2.0, del business, della cocaina e della liquidità illimitata.
Come Movimento 5 Stelle, a varie Procure calabresi abbiamo esposto anomalie e paradossi nella gestione del potere pubblico, specie per quanto concerne gli uffici regionali e sanitari, gli incarichi e le consulenze, le situazioni di inconferibilità e incompatibilità, i rapporti tra politica e dirigenza, anche sanitaria. Ad oggi attendiamo risposte che mi sento di sollecitare, intanto perché la denuncia comporta un’impegnativa attività di raccolta di documenti e di verifica dei fatti, nonché un certo livello di esposizione che personalmente non mi ha mai spaventato. Peraltro, il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, insiste spesso sull’importanza della denuncia al fine di reprimere l’azione di mafie e consorterie parallele contro il bene pubblico.
Da ultimo rammento che l’operazione “Cuore matto”, della Procura di Catanzaro, ha consentito di accertare – la notizia è di ieri – una truffa da 10 milioni di euro da parte di una clinica privata, che dal 2013 al 2019 ha ricevuto rimborsi regionali per un’Unità di terapia intensiva coronarica mai attivata.
Proprio nell’ambito delle amministrazioni pubbliche, rammenta il procuratore Nicola Gratteri, si nascondono interessi, abusi ed apparati che la magistratura e la politica hanno il dovere, da postazioni differenti, di individuare ed annullare. Questo è il nostro impegno primario, per il quale chiediamo il sostegno e la collaborazione dei cittadini. Diversamente, la Calabria resterà terra di conquista. Delle cosche del capitale, delle logge coperte.
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