La via per rivalutare i borghi. Ambiente e beni comuni urbani
Per ripopolare e far crescere i territori, bisogna agire in due direzioni. L’ho detto a Cittadella del Capo, a Bonifati (Cosenza), intervenendo a una bella iniziativa sul recupero e la tutela dei borghi marinari della Calabria, organizzata dall’associazione onlus, regionale, Verdi Ambiente e Società.
In quanto alla prima direzione, ricordo per esempio il bando (del Ministero dei Beni Culturali), il cui termine è scaduto nello scorso giugno, denominato “Borghi e centri storici”, finanziato per 30 milioni di euro dal PON Cultura e Sviluppo FESR 2014-2020 e dal piano operativo “Cultura e Turismo” FSC 2014-2020.
Questo bando punta a rafforzare l’attrattività dei borghi e dei centri storici di piccola e media dimensione, attraverso il restauro e recupero di spazi urbani, edifici storici o culturali ed elementi distintivi del carattere identitario. Chi vi ha partecipato può aspirare all’assegnazione di alcuni milioni di euro destinati al recupero e all’adeguamento funzionale, strutturale e impiantistico di immobili e/o spazi pubblici, alla realizzazione di percorsi ciclabili e/o pedonali per la connessione e la fruizione dei luoghi di interesse turistico-culturale; per esempio musei, siti Unesco, biblioteche ed aree archeologiche e naturalistiche.
La dotazione finanziaria servirà anche per l’erogazione dei servizi di informazione e comunicazione per l’accoglienza, come per la valorizzazione e l’ampliamento dell’offerta culturale, attraverso la realizzazione di attività e servizi artistici, l’ideazione e la promozione di itinerari culturali e di percorsi storici con visite guidate. Le risorse disponibili varranno anche per interventi di valorizzazione di saperi e tecniche locali, nonché per il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità dei territori.
Rispetto alla seconda direzione, c’è bisogno di dare una visione unitaria e condivisa delle innumerevoli norme che parlano di ambiente e tutela ambientale. È essenziale, come ho fatto in una mia specifica proposta di legge, presentata da un pezzo, affermare il principio che l’ambiente deve essere tutelato, conservato e preservato, non solo perché esso ha un valore intrinseco in sé, ma anche per il valore strumentale che possiede per gli esseri umani (“sistema di relazioni tra i fattori antropici, naturalistici, chimico-fisici, climatici, paesaggistici, architettonici, culturali, agricoli ed economici”).
Ancora, in merito ai beni comuni ho previsto, nella stessa proposta legislativa, il superamento del concetto di proprietà come diritto assoluto e la sostituzione con i concetti di “utilizzazione” o di “fruizione”. L’individuazione di una categoria di beni “collegati alla realizzazione degli interessi di tutti i cittadini” è stata peraltro affermata perfino dalla Cassazione, sin da una storica sentenza del 2011.
I beni a fruizione collettiva sono funzionali allo sviluppo dell’individuo e connessi ai diritti fondamentali, la cui utilità si manifesta proprio in questa strumentalità rispetto al godimento di tali diritti da parte della persona, che vanno curati intanto nell’interesse delle generazioni future. Tali caratteristiche sono proprie delle risorse naturali e dei dei cosiddetti “beni comuni urbani”, i quali stanno acquisendo sempre una maggiore forza di collante sociale, generativa di legami, all’interno delle comunità, con cui è possibile contrastare la spersonalizzazione dell’era globale.
Si tratta, insomma, di cambiare del tutto prospettiva: di guardare alla realtà e di coglierne le trasformazioni, di sensibilizzare i Comuni affinché, per creare lavoro ed economia davanti al dominio del mercato disgregante, approfittino delle misure, delle risorse del governo per alimentare uno sviluppo basato sulle ricchezze di storia, cultura, natura, tradizioni, saperi ed esperienze dei singoli luoghi, degli antichi borghi che la globalizzazione va omologando e finanche cancellando.
Si tratta, infine, di capire che per tutelare l’ambiente e i beni comuni, proprio per agevolare e sostenere il suddetto tipo di sviluppo, c’è bisogno di norme nuove ed adeguate. Già pronte, nella mia proposta di legge, per l’esame della Camera e del Senato.
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